Elena Sica per Tascabili Economici Newton
IL PRESEPE NAPOLETANO
Storia e Folclore di una Grande Tradizione

Mitologie e Simbolismi nel Presepe Napoletano

4) I personaggi (pag. 2)



La donna col
bambino
La
zingara
La
lavandaia
I
Re Magi
Altri personaggi



a) La donna col bambino
Diffusissima sul presepe, per lo più in prossimità della grotta, la donna col bambino tra le braccia si presta ad una duplice lettura, da un lato leggendaria, dall'altro storico-sociale.

La tradizione popolare narra, infatti, di una vergine chiamata Stefania che, saputo della nascita del Redentore, volle recarsi alla grotta ma gli angeli non permettevano alle donne non sposate di recarsi a visitare la Madonna.
Così Stefania prese una pietra, l'avvolse nelle fasce come se si trattasse di un bambino e, ingannando gli angeli, riuscì a raggiungere la grotta.

Miracolosamente, la pietra starnuti e si trasformò in un bambino che ebbe nome Stefano e così, da allora, il 26 dicembre, si celebra la festa di Santo Stefano.

Sk_24: Madre con un neonato.
Napoli, Museo di San Martino, collezione Perrone.
Foto di Ugo Pons Salabelle

La donna col bambino rappresenta anche la tipica popolana partenopea che camminava, seguita dalla sua prole numerosa, per le vie della città in perenne ricerca di un'occupazione con cui poter sfamare la famiglia; è emblema di quella maternità fortemente sentita in un Sud ove i figli sono "piezz e core" o "il pane dei poveri".


b) La zingara
Non è raro trovare, in prossimità, magari, di una fontana per una sosta lungo il cammino verso la grotta, una zingara, sempre una giovane donna dal colorito bruciato dal sole, con le vesti lacere che, spesso, scoprono le forme piene.
La zingara è un personaggio complesso, collegato alle sibille profetesse, che avevano vasta diffusione nei presepi antichi.

La sua presenza è drammatica, poiché essa porta in mano e nel cesto arnesi di ferro, metallo usato per i chiodi della crocifissione.
Tale personaggio è posto vicino all'osteria o in un luogo del presepe lontano dalla grotta.


c) La lavandaia
Altro personaggio popolare carico di valenze simboliche è la lavandaia.
Da un lato essa è testimone, come levatrice, al parto verginale della Madonna, come attestano i Vangeli apocrifi, dall'altro, essa è figura purificatrice, associata ora alla Vergine, priva del peccato originale, ora all'idea della morte, intesa come madre rigeneratrice, che purifica per far risorgere a nuova vita.


d) I Re Magi
Sul presepe popolare, i tre Re Magi, oltre al significato cristiano, rappresentano il viaggio del sole nella notte, viaggio che sì ricongiunge con la nascita del Sole Bambino.
Anche in senso strettamente solare va intesa la tradizione cristiana allorché si afferma che essi partirono da "Oriente" , cioè de dove nasce il sole.
I cavalli stessi, con i loro colori, rappresentano le fasi solari: bianco per l'aurora, rosso-baio per il mezzogiorno e nero per la notte.
Tale simbologia è presente anche in molte fiabe, particolarmente nelle fiabe russe.

Questi personaggi, variamente rappresentati come astrologi o come re, devono esser collegati alla civiltà arabo-caldaica, in cui operavano sacerdoti dediti allo studio del cielo con prerogative di potere.

Il motivo della stella che indica il cammino è, invece, tipico delle tarde religioni mesopotamiche.
Nel Vangelo armeno dell'infanzia è precisato che i Magi erano tre ed è così che la tradizione li rappresenta.

In molti presepi compare anche la regina mora, compagna fedele del re moro, simboleggiante la luna, presente nella notte.
Dallo stesso Vangelo si apprende anche il loro nome: Gaspare, re d'Arabia, Melquon, poi Melchiorre, re della Persia e Baldassarre re dell'India.

Anche il seguito dei Magi era fonte inesauribile di spunti in cui si condensava l'immaginario artistico degli scultori del presepe napoletano che, sull'imperante gusto esotico e orientaleggiante, sbizzarrivano la loro fantasia nella rappresentazione di tipi orientali e levantini.

fab16 - Lorenzo Mosca (attr.)
Pastora del gruppo dei circassi
Napoli Coll. Priv. - foto arch. Fabbri

Al seguito dei Magi vive un corteo di personaggi eletti per ceto sociale o per rango militare.
I visitatori stranieri che a Napoli non mancarono di visitare gli allestimenti presepiali più rinomati, considerati parte integrante della cultura e della mentalità partenopea, subirono il fascino delle sontuose raffigurazioni del corteo dei Magi che si snodava lungo le valli, tra pareti rocciose, sebbene proprio queste scene subirono maggiori critiche per la tendenza allo spreco dei committenti.

Così la viaggiatrice tedesca Friederik Bum, che nel primo Ottocento aveva visitato una delle grandi rappresentazioni plastiche presepiali di quegli anni, descrive la scena:
«Attraverso un paesaggio boscoso e roccioso, attraverso ruscelli e profonde valli, si snoda il pomposo corteo dei tre Re Magi, ricco di doni orientali; sono accompagnati dalla servitù su dei bei cavalli riccamente bardati e cammelli, dromedari e asini carichi di oggetti preziosi.
C'è un formicolare di schiavi mori e bianchi con mogli e bambini. Pappagalli e scimmie mostrano la loro arte
».

Da sempre l'arrivo di questi personaggi è immerso in un'atmosfera irreale, essi appaiono nei grandi paludamenti d'oro e d'argento, abbigliati in ermellino e stoffe pregiate, con lunghe palandrane laminate, a dare l'idea di essere i detentori di una ricchezza che diviene lusso fantastico, esibito con disinvoltura da schiere di servìtori, portantini, paggi.
L'origine di una tale interpretazione si fa risalire al corteo dell'inviato straordinario della porta Ottomana, nel 1741.
L'evento fu celebrato ufficialmente dal pittore Bonito, oltre che da una dettagliata relazione.
«Si videro passeggiare per le vie di Napoli i componenti di un'ambasciata turca, di un'ambasciata tripolina nei loro pittoreschi vestiti; se ne seppero gli strani gusti, i singolari costumi».

Al seguito dei Magi vi partecipano anche i Georgiani.
Secondo la tradizione, i Georgiani, provenienti dalla regione del Caucaso, sono di razza bianca.
Vengono raffigurati sul presepe come dignitari d'alto rango, facenti parte di quella aristocrazia alla quale la fantasia degli autori attribuiva ricchezze sontuosamente esibite e nobiltà di gesti e atteggiamenti.
La fisionomia delle Georgiane, nei tratti fini ed eleganti e nell'incarnato chiaro e lucente dall'aspetto smaltato, ottenuto con paziente lavoro di finitura della patina policroma, richiama il tipo di bellezza aristocratica del tempo, e si qualifica come un vero e proprio ritratto, ricco di connotati alla moda come l'acconciatura dei capelli raccolti in alto e ricadenti in morbide onde fissate da un nastrino a mo' di diadema, e l'uso delle perle.

Un elemento caratteristico del costume delle georgiane è il "canciaro", di solito in ottone, pendente da una catenella, sul tipo di quei preziosi pugnali con lama turca, presenti negli inventari dell'armeria di Ferdinando IV.

Una fonte inesauribile di spunti per la realizzazione di accessori orientali in miniatura era costituita dalle mascherate come quella del 1778, intitolata "Il Viaggio del Gran Signore alla Mecca", che vide la partecipazione del re nel ruolo di capo degli spahis e della regina nel ruolo di sultana del Mogol.

Spesso i gruppi di nobili Georgiani sono preceduti da paggi, valletti e servitori che tengono al guinzaglio eleganti levrieri, o animali esotici di piccola taglia come scimmie e pappagalli.
I paggi, quali servitori privilegiati, spesso custodiscono tesori, racchiusi in preziosi scrigni, tempestati di pietre preziose, oppure messi in mostra sotto una tenda.
Essendo di nobili origini, comunicano tutto il prestigio della loro condizione sociale.

Considerevoli sono anche le bande musicali del corteo che offrono uno stimolante campionario di strumenti a fiato o a percussione.
I bandisti sono generalmente composti da suonatori di razza turca-anatolica, cui si aggiungono altri mori provenienti dall'immenso impero ottomano.

I personaggi orientali sono rappresentati con dovizia di particolari decorativi, con armi, suppellettili e strumenti musicali facenti parte della loro cultura, con verisimiglianza mescolata a elementi di fantasia per accrescerne le caratteristiche di un mondo lontano, esotico, con accenti da fiaba.

Sk_17: Scena dei due Re, Napoli, Collezione Privata.
Foto di Luciano Romano

Tutti i partecipanti al corteo dei tre Re Magi vengono a configurarsi in opposizione al popolo napoletano: in compagnia di pezzenti, mendicanti, desunto dai tipi umani che popolavano la città, vi si trovano i «ricchi dagli abiti sfarzosi, adornati di gioielli e preziosi ornamenti».

L'intento di fondo della rappresentazione presepiale laica era, come già detto, quella dello svago per una classe di aristocratici ed emuli esponenti della borghesia in vena di coltivare il sogno di una vita serena allietata dalle semplici gioie dell'agricoltura e della pastorizia, ma anche propensi a riconoscere, nelle caricature e nei tipi grotteschi presepiali, personaggi reali.


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