Gli Artefici  ( II parte )

Perciò attualmente si procede con molte cautele, sulla base dei dati documentari e sulla ricerca delle firme incusse con la stecca sul retro della "pettiglia" in terracotta.
Operazione, quest'ultima, che non può essere condotta indiscriminatamente sui personaggi vestiti, soprattutto se si tratta di prima vestitura (ndr: ovvero di abiti originali dell'epoca), in quanto nello spogliarli si corre il rischio di compromettere definitivamente il valore delle sculturine.


64) Giuseppe Sanmartino (attr.), Angelo, Napoli, collezione privata

Né d'altronde pare il caso di considerare soltanto fuorviante, nella sua superficiale esaltazione del genere, l'apporto della tradizione, in quanto in diversi casi le scoperte documentarie confermano le notizie delle fonti.
Ad esempio non deve suscitare stupore che gli scultori "in grande" si dedicassero al presepe, in maniera più o meno sporadica, per venire incontro alle tendenze del gusto o per specifiche richieste di committenti esigenti, ed è il caso di ricordare che molti artisti di cultura barocca diedero il loro contributo di esperienza e di sensibilità a diversi settori della decorazione e che nel caso dei lavori più impegnativi i nomi di maggiore spicco venivano nominati per contratto consulenti e in un certo senso garanti della qualità dei più differenti manufatti.


65) Francesco Viva, Contadina caprese, part. della pettiglia con firma, Napoli, collezione privata



65) Francesco Viva, Contadina caprese, ingrandimento part. della pettiglia con firma, Napoli, collezione privata

Uno di costoro è Domenico Antonio Vaccaro, che viene menzionato, nel 1767, come autore di un presepe piccolo, evidentemente chiuso in una "scarabattola", per quell'appassionato committente di pastori che fu il principe di Ischitella.




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