Illustrato del 22-12-1979
IL PRESEPE A NAPOLI

Come ti riconosco il pastore
Il problema delle attribuzioni facilitato dalla scoperta di firme e date nella "pettiglia" delle statuine.

di Teodoro Fittipaldi

Il problema dell'attribuzione delle sculture presepiali è stato sempre affrontato con metodi empirici, le varie generazioni di collezionisti e di esperti che si sono succedute hanno dato corpo a regole di convenzione assolutamente prive di certezza. Solo recentemente la scoperta o il recupero di firme a date incusse nella terracotta, poste nel retro della porzione di petto, detta "pettiglia", da parte di studiosi (tra essi Borrelli e Mancini) ha avviato un discorso più circostanziato.


Francesco Viva, Testa maschile,
f. e d. 1757, Napoli, coll. privata


Genzano, sigl. DPC,
Testa femminile, Napoli, coll. privata

L'approfondimento dell'indagine ed il recupero di vari altri esemplari mi pare potrà consentire una prima sistemazione dell'intricato problema. Mancano, finora, le firme dei grandi statuari: Bottigliero, Sanmartino, Celebrano, Viva, Picano, Trillocco (è presente Salvatore Franco, che data, nel 1811, una Natività; nel Bayerisches Nationalmuseum di Monaco è un Giovane contadino datato al 1815); e di alcuni illustri dilettanti sul tipo di Lorenzo Mosca.

Ma significativo è il nutrito gruppo di sculture firmate e datate (sul retro del petto era uso costante incidere la firma e la data nell'argilla ancora fresca) dall'"architetto", allestitore di presepi, Francesco Viva. Un modellatore che si mimetizza al seguito delle più diverse mani, tanto da rendere impossibile il riconoscimento dei suoi "pastori" se non fossero venute in soccorso le firme. La produzione va dal 1757 al 1803, sulla base delle date finora reperite.


Angelo Viva (attr.), Bambino dormiente, retro,
datato 1860, Napoli, collezione Banco di Napoli

Non meno importante il nucleo di sculture modellate con grande finezza da Giuseppe De Luca, che data anche vari pezzi, fra i quali non disdegna annoverare nature morte (una Scarola è siglata col suo monogramma intrecciato e coronato con una corona a tre punte). il reperimento della corona in altre sculture pare suggerire che egli meni vanto di una attività di modellatore svolta al servizio della Real Fabbrica della Porcellana, ma in qualità di lavorante esterno; dal momento che, finora, non risulta negli elenchi degli artefici noti della Fabbrica. Le date vanno dal 1792 al 1816; ma nel Bayerisches Nationalmuseum, di Monaco è un "Uomo borghese" firmato e datato 1825. Grande aspettazione procurerà la vera firma di Aniello Ingaldi, illustre modellatore della Real Fabbrica della Porcellana, scoperta sul retro di una testina di "Samaritana", di raffinata fattura ed in linea col gusto classicistico che caratterizza la Fabbrica nell'ultimo quarto del Settecento. La sigla su una testina di "Vecchio sdentato", datato al 1821, precedentemente ritenuta apposta dall'Ingaldi è da assegnare, invece, ad un diverso ignoto monogrammista.

Precisazione non infrequente, dal momento che la sigla sulla testina di un Angelo, già prima assegnata ad un preteso "Genzano", si è rivelata per quella ben più preziosa di un altro famoso modellatore della stessa Real Fabbrica: Giovanni Battista Polidoro, cugino di Aniello Ingaldi.

Altra sorprendente acquisizione è da considerare la firma di un tale "Salvadore Cocchiara", che pare dichiarare la sua origine siciliana; il quale modella con bella forza espressiva, ancorché con una punta di fine ironia, una spiritata immagina di un San Giuseppe.

Vale ricordare, ancora, il ritrovamento della firma di Nicola Ingaldi - un unicum ritenuto tradizionalmente modellatore della famosa immagine dell'Immacolata, nella Chiesa dei Gesù Vecchio, commissionata da Don Placido Baccher.


Francesco Viva, Contadino
caprese con pettiglia


Francesco Viva, Contadino caprese,
part. della pettiglia con firma, Napoli, collezione privata

Ed inoltre, Francesco Gallo, insigne animalista, che, con insana passione, modella mucche e vitelli, pecore ed agnelli, galline, oche, levrieri, scimmie, leoni, cammelli. Anch'egli noto modellatore, almeno nelle testimonianze degli elenchi della Real Fabbrica. Sono state reperite firma e data nel cavo del corpo di una Pecora (f. e d. 1780), ed in quello di una Mucca col vitello (f. e d. 1798).

Altre firme e date ricordano Giuseppe Gori, Orazio Schettino, Giovanni Parisi, Gesualdo de Casa, Pasquale Ricca, Eduardo Ingaldi, Giacinto Gigante (autore delle figure della Madonna e di San Giuseppe, appartenenti al presepe che egli allestiva).

In generale, il gruppo più cospicuo è rappresentato da modellatori e scultori operanti nel corso del XIX. Lontani dal ricavare frettolose considerazioni, tuttavia i dati in nostro possesso spingeranno ad approfondire le ricerche, al fine di avviare una prima sistemazione filologica; definendo, nel contempo, sempre meglio, i termini ed i nessi del presepe napoletano del Settecento alle sue origini, agli inizi del secolo, in epoca, cioè, del viceregno autriaco, e poi sotto Carlo e sotto Ferdinando IV, fino ad epoca murattiana. E' tra la seconda metà del secolo XVIII ed il primo quarto, circa, del XIX, che si configurerà infatti -nella veste più nota.

Teodoro Fittipaldi (Direttore del museo di San Martino)



Sullo stesso argomento vedi anche:
"La Costruzione del Pastore"
e
"Gli Artefici"
dalla voce "Il Presepe Napoletano" del menù a lato.