PERSONAGGI E SCENE DEL '700
Mandriano


Sk_42: Mandriano, Napoli, collezione privata.
Foto di Luciano Romano

A custodire le mandrie di bovini, a vegliare di notte le greggi e gli armenti tra i pastori addormentati c'e qualche figura di mandriano dalle vesti lacere, scalzo, solitamente tutto modellato in terracotta, in quanto la docilità del manichino in fil di ferro ricoperto di stoffa - sicuramente il punto di partenza per la svolta laica del presepe settecentesco - prevede sempre una "vestitura" a sottolineare il ruolo del personaggio.
Mentre però nel pastore vestito fa paternità scultorea vera e propria riguarda di solito esclusivamente la fattura della testina in terracotta policromata (l'esecuzione degli arti in legno era demandata ad altro artefice specializzato), nell'esecuzione dei nudi (chiamati anche "accademie", in terracotta modellata e poi dipinta) lo scultore appare interessato alla realizzazione completa del pezzo. Perciò non è raro il caso in cui i nudi dei mandriani e dei pezzenti finiscono poi per essere degli studi di modellature anatomiche, non di rado colti e virtuosistici esperimenti che pongono in primo piano la resa plastica e dunque il ruolo dell'autore.

Il mandriano qui presentato, invece, nell'esclusione di ogni intento caricaturale, è un esemplare di grande essenzialità plastica pur senza che la perfezione del modellato sia un risultato fine a se stesso.
E' una "mezza accademia", come vengono denominati i pastori nudi fino alla cintola, trattamento che caratterizza i personaggi addetti a ruoli in cui un fisico potente e una muscolatura esaltata sembrano indispensabili a svolgere determinate mansioni più faticose, e si può inserire nell'ambito della produzione sanmartiniana dedicata a questo soggetto, esemplificata dalle sculture di altissimo valore formale conservate nel museo di San Martino.


Questa scheda, come le altre qui pubblicate, costituirono un supplemento de "IL MATTINO" da ottobre a dicembre 1994.
In collaborazione con la Soprintendenza per i Beni Artistici e Storici di Napoli.
A cura di Angela Catello.
Foto: l'autore è indicato nella didascalia