Il Presepe Antico  ( II parte )

Nel corso del Cinquecento compaiono dei mutamenti; qualche timido accenno al paesaggio, e i cani, le pecore, le capre, oltre all'asino e al bue da sempre affiancati alla sacra famiglia.

Del 1532 è la notizia di un presepe con figure i terracotta di minori dimensioni, dipinte ad olio, tranne la Vergine e S. Giuseppe a cui erano riservate le dorature.
Il committente, un nobile sorrentino, Matteo Mastrogiudice, si affida allo scultore Domenico Impicciati, artista noto a quei tempi ma di cui non è sopravvissuta alcuna opera, e vuole essere ritratto tra i pastori, col medesimo intento religioso dei donatori che si facevano ritrarre nelle tavole dipinte di soggetto sacro, o nei ratabli marmorei coevi.


13) Giovanni Merliano (da Nola): San Giuseppe, Madonna e due pastori, sec. XVI,
Napoli, Museo di San Martino

Questo presepe segue la struttura compositiva che si ritrova in tutta l'area meridionale: in basso la grotta con angeli e pastori, e in un piano superiore il sacro monte con i pastori, le greggi e qualche angelo in volo, e di lontano il corteo dei Magi.


14) Giovanni Merliano (da Nola): San Giuseppe, Madonna e due pastori, sec. XVI,
Napoli, Museo di San Martino

Per tutto il XII secolo convivranno figure lignee policrome a grandezza naturale e statuine in terracotta, ma di dimensioni più contenute rispetto a quelle quattrocentesche, poco più di tre palmi.
Nel secolo successivo si comincia a delineare la specializzazione dell'artefice di pastori, come testimonia l'attività dei Perrone: Michele, nato nel 1633 e attivo per una sessantina d'anni, uno scultore in legno menzionato anche dal de Dominici, il biografo settecentesco degli artisti napoletani che scrive di lui "... fece bensì buoni pastori da presepio, alli quali era da un particolare genio inclinato"; Aniello, "scultore anche migliore" (IV, p. 121) e Donato, di cui le fonti non parlano ma che fu, con Michele, l'autore del presepe del Viceré conte di Castrillo, il quale commissionò ai due fratelli il suo presepe nel 1658, il più ricco finora tramandatoci, di 112 elementi, portato probabilmente l'anno successivo in Spagna, dove gli artisti acquistarono in breve fama e commissioni, sia di sculture che di presepi.



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