Illustrato del 22-12-1979
IL PRESEPE A NAPOLI

Tutta Napoli a San Martino
Si riempiono a Natale le sale del museo in cui si conservano presepi e collezioni d'arte presepiale.

di Marina Causa Picone

Verranno anche quest'anno, come tutti gli anni.
Il giorno deputato è quello di Santo Stefano, il piccolo martire portatore dell'ostia, e non di re Stefano, trionfatore del Cristianesimo in Ungheria.
Rivedremo le masse accalcarsi all'imbocco delle varie sezioni presepiali, allestite di permanenza nei musei: a San Martino, a Caserta, nel Museo Irpino di Avellino.
Ma la tradizione è quella di portarsi a San Martino, dove il nucleo presepiale ha superato di gran lunga la stessa collezione del Museo di Monaco.

Il Presepio Cuciniello, la cui donazione risale al 1877; il Presepe Ricciardi, legato allo Stato nel 1917, ultima la donazione Perrone, pervenuta nel 1971. Cui si attorniano acquisti, legati e donazioni di minore entità e il prezioso presepino di argento e di corallo, in "sotto consegna" dal Palazzo Reale di Caserta fin dal 1948.

A San Martino ce n'è per tutti i gusti: il Presepe nascosto entro un mastodonte di sughero raffigurante il Tempio di Nettuno a Paestum, lavoro ottocentesco di Lorenzo Taglioni; il Presepe dei Certosini, quello di maiolica Giustiniani, il ricco Presepe Ricciardi e infine, con il suo scenario a tre bocche, l'immenso teatro di Cuciniello, con la vastità del cielo e tutto il popolo in basso.


ele08: Veduta d'insieme del Presepe Cuciniello 1879 - Museo Nazionale di S. Martino

Cuciniello autore drammatico e architetto dei suo Presepe, di professione architetto municipale, lavorava insieme al padre Ciro anch'egli architetto.
Nel 1856 Cuciniello fu mandato in esilio dal governo borbonico e andò a Parigi dove, dimentico sia dei pastori, sia dei cimiteri, si mise a scrivere tragedie e commedie. Questi lavori furono messi in scena al teatro Fiorentini, ma anche al San Carlo.
I titoli sono pomposi: "La maschera nera", "Caterina", il "Rembrandt", "Biancamaria".
Drammoni per far piangere "quel po' di donnicciola che c'è sempre nelle donne, e ci deve essere", commenterà Verdinois nel 1882.
L'esilio da Napoli non lascia traccia di amarezza in Cuciniello, che venti anni dopo donerà il suo Presepe al Museo della Città.
Scenografo, drammaturgo, architetto: tutti gli ingredienti più opportuni alla creazione di un grande Presepe. Che ovunque o comunque si reciti, è teatro, rappresentazione sacra e profana.

Le figure sono create per determinare dei raggruppamenti e delle "teorie", e mai per restare isolate o sganciate dal loro contesto scenico. Nel gioco delle parti, a ciascun pastore spetta la propria, ben precisa ed individuata, ed esso ritrova realtà e giustificazione nell'atto in cui sul palcoscenico, che è poi lo scoglio, si ritrova con gli altri a recitare.
Il pastore è anche sacrificato a certi giochi prospettici, a particolari inflessioni dello sguardo, a seconda che debba guardare verso l'alto o verso il basso, se debba fare da sfondo o debba troneggiare in primo piano.
La tipologia è trasparente, ingenua, ricorrente: l'accezione deve essere immediata ed estroversa, spesso volta al caricaturale, come nei 40 pastori deformi del legato Carrara, sempre a San Martino.

Divertissement della Corte, passatempo elitario, ma solo per un breve tempo, presto il gioco viene passato di mano, il signore si è stancato e il passatempo viene consegnato al popolo.
Divenuto popolaresco, non si va troppo per il sottile; la grande macchina scenografica del Presepe funzionerà comunque: il più delle volte non si bada neppure alla coevità dell'insieme e questo accade anche per i Presepi museali, dove sullo scoglio coesistono figure del 7 e dell'800, basta che tutti i personaggi facciano la loro parte e che i ruoli siano tutti coperti, con gli ingredienti ai posti convenuti.


ele09: Presepe Cuciniello 1879 (particolare) - Museo Nazionale di S. Martino


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