Il Settecento ( I parte )
All'inizio del secolo XVIII il presepe a figure mobili aveva già una sua configurazione ben precisa. Le tre sequenze narrative della Nascita nella grotta-stalla, dell'Annuncio dove l'angelo in un alone luminoso diffonde la Novella tra i pastori addormentati e le greggi, e della Taverna con gli avventori che banchettano all'aperto, si arricchivano di nuovi particolari negli episodi di contorno, a creare meraviglia" e "diletto" tra i visitatori che si affollavano ad ammirarne la bellezza e gli accorgimenti scenici, desunti dalla consolidata esperienza nella costruzione degli apparati religiosi in occasione di particolari ricorrenze liturgiche.
 17) Lorenzo Mosca (attr.), Pastore in costume abruzzese, Napoli, collezione privata |
Ma non erano solo le chiese i luoghi di rappresentazione del presepe, anche i privati ne allestivano di sontuosi, spesso in più stanze, che attiravano l'attenzione di un folto pubblico, di ogni ceto sociale. A sfatare la leggenda del successo esclusivamente popolare di questo nuovo genere artistico, esistono le notizie della Gazzetta di Napoli che riportano più volte durante il periodo austriaco (1707-1734) la visita dei viceré ai presepi napoletani. Prima della ulteriore evoluzione in età borbonica di questa forma d'arte, il più celebre presepe in città è quello di Emanuele Pinto, principe di Ischitella.
 18) Francesco Celebrano, Uomo ricco, Madrid, collezione privata |
Nella Gazzetta È riportato che l'ultima Viceregina austriaca "...vi andò preceduta da un drappello di guardie tedesche ed accompagnata da alcune dame". Il principe e la principessa d'Ischitella la ricevettero ai piedi della scala ed era con loro anche l'architetto del presepe, Desiderio de Bonis.
 19) Francesco Celebrano, Uomo di Copertino, Madrid, collezione privata |
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