Illustrato del 22-12-1979
IL PRESEPE A NAPOLI

Arte e Costume nel Presepe Napoletano - II parte

(BRUNO MOLAIOLI)

Nello stesso tempo due scultori di provenienza nordica, tra Francia e Germania, Pietro e Giovanni Alamanni, nel 1478, lavorano all'imponente insieme del presepe della Chiesa di San Giovanni a Carbonara, di quaranta figure.


11) Giovanni Merliano (da Nola): San Giuseppe sec. XVI,
Napoli, Museo di San Martino

Meno di trent'anni dopo, il bergamasco Pietro Belverte scolpiva un presepe con venti figure per la Cappella Carafa in S. Domenico Maggiore.
Più tardi Giovanni da Nola rinnova il tema nei presepi delle chiese di S. Maria del Parto e di S. Giuseppe dei Falegnami.


Sk_2: Annuncio ai Pastori, Napoli, Collezione Privata.
Foto di Luciano Romano

Quanto al presepe fosse connaturale la funzione devozionale o didascalica è dimostrato dall'incentivo che ricevette dai più attivi ordini religiosi, fin dal '500. Per i Teatini, S. Gaetano Thiene, arrivato a Napoli nel 1533, ne incoraggiò la diffusione, specialmente nei monasteri femminili. Nel clima della Controriforma i Gesuiti lo propagarono in Europa -si ricordano i primi esemplari delle chiese di Praga (1560) e di Monaco di Baviera (1605)- e naturalmente in Italia e con particolare fortuna a Napoli.
Analogo interesse dimostrò S. Giuseppe Calasanzio quando fondò a Napoli una delle sue Scuole Pie nel quartiere della Duchesca.
Proprio qui realizzò un presepe di carattere spettacolare, dove, secondo i documenti, sarebbero state per la prima volta introdotte le figure mobili, destinate a caratterizzare il presepe napoletano.

I manichini lignei coperti con abiti di stoffa erano stati adottati in Germania già nella prima metà del '500, anche con giunti snodati e parallelamente alla costruzione d'ingegnosi presepi meccanici, che dal Medioevo avevano ereditato la voga degli "automata" nella rappresentazione del prediletto tema dell'Adorazione dei Re Magi (allusione cosmologica alle tre parti del mondo allora conosciute).
Elemento determinante del nuovo carattere del presepe nell'età barocca fu appunto il passaggio dalla figura scolpita intieramente nel legno al manichino snodato, dalla disposizione fissa alla composizione mobile, dalla stabile collocazione come un qualsiasi altro oggetto o immagine di culto, alla sistemazione provvisoria, temporanea limitata alla festività del Natale. E ogni volta, variata.
Oggi si direbbe un'"opera aperta". Rappresentazione in atto, che del teatro ha tutti gli aspetti, meno quelli del movimento e della parola. Senza i quali la partecipazione si tramuta in contemplazione, l'azione in visione evocatrice di simboli.

A poco a poco il presepe diviene un trastullo, un fantastico balocco per grandi e piccini. da rimontare ogni anno, facendolo diverso, sempre più grande e affollato.
Già nel principio dei '600 la rappresentazione si dilata su un paesaggio, in uno spazio illusorio, scenografico.
Si pone il problema dell'illuminazione e viene risolto empiricamente al modo degli allestimenti teatrali: lumi alla ribalta o nascosti dietro le quinte, specchi e "bilance" sospesi al soffitto.

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