dal '500 all'800 la scultura si impadronisce della pagina evangelica. Nella Rappresentazione della Natività confluiscono un po' alla volta elementi leggendari, simbolici, liturgici e popolareschi di BRUNO MOLAIOLI
I presepe come raffigurazione del mistero e della Natività è la versione popolare di un tema che l'arte aulica aveva fatto pretesto di esaltazione della vita cortigiana e aristocratica, soprattutto nel periodo della Rinascenza.
Il richiamo facile, apparentemente convincente, alle primitive forme di "sacra rappresentazione" d'origine medioevale, cede il passo alla considerazione, che è poi sostanziale differenziazione, dell'impronta tutta spettacolare, eminentemente realistica e scenica, che il presepe riceve fra il '400 e il '500, accentuando il potere illusionistico delle figure scolpite a tutto tondo, in grandezza naturale, quasi sempre colorate.
Dal Settentrione, sulla fine del '400, s'erano diffusi ovunque, ed erano arrivati anche a Napoli, esempi di grande suggestione, anche se sull'opposto versante della nascita, il drammatico realismo delle statue di Guido Mazzoni per il "Compianto sul Cristo morto" nella chiesa napoletana di Monteoliveto, era tale da coinvolgere potentemente il sentimento popolare.
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