Pierro Editore, Napoli
Le tradizioni di Natale e il presepe, 1996

Il Presepe
nelle descrizioni di autori italiani

A. Perrone:
Cenni storici sul Presepe (1896)


IV - Nuovi Presepi


A questo primo periodo di grande entusiasmo pel Presepe, ne successe un secondo, in cui gli antichi possessori di pastori ed animali, sia per morte sia per altre cause furono costretti a dismetterli e venderli; e furono acquistati da altri, i quali raccoltine un buon numero, incominciarono a fare novelli Presepi in più piccole proporzioni.
Crediamo far cosa utile ricordare anche i nomi di questi nuovi e presepianti.

Ferdinando Granniello fu il primo che cercò accumulare molti oggetti; e comecché espertissimo nella conoscenza de' pastori, quelli che trovava deturpati o mal dipinti, li sgottava, e dopo ridotte le teste alla nuda terracotta li faceva ridipingere da vari scultori, fra quali da Eugenio Biancardi, che riuscì a meraviglia nella esecuzione delle tinte sul tipo antico.
Della gran quantità di pezzi raccolti ne fece deposito presso il rivenditore Aniello Scarpa alla Calata S. Sebastiano, conosciuto sotto il nome di Mastaniello dove convenivano gli amatori dell'epoca, sicuri di trovare oggetti di gusto.
Tra' vari avventori vi fu il padre del Cav. Cuciniello Michele, che formò la sua collezione, quasi tutta acquistata dal Mastaniello, facendo il Presepe nella sua casa Cisterna dell'Olio n. 22.
Il detto Presepe era ammiratissimo perché lo costruiva il nominato signor Granniello che avea un genio singolare per la costruzione de' sassi, e situazione dei pastori, specialmente degli angeli. ...

Anche il Sacerdote Don Domenico Coppola dimorante salita Salvator Rosa n. 103 formò una scarabatta con pastori acquistati dal signor Dumont, nonché due gruppi di mezzo carattere.
Nel 1867 vendè tutto al Cav. Saverio Tramontano, dimorante attualmente alla salita Museo nel palazzo de Riseis.

Un'ultima scarabatta di un certo interesse fu formata da un tal Giuseppe Leone negoziante di baccalà detto "o mussuto".
Dimorava a' Cristallini a' Vergini presso la salita del Presepe di Capodimonte; ed avea raccolta per mezzo dello scultore Don Giuseppe Catiello a Santa Chiara dei pastori sceltissimi, fra' quali il più bel Mistero del Gori, conosciuto come il primo ed unico fra quanti ne erano stati scolpiti.
E detto Mistero in origine era del R Maestro Nappi, Parroco dell'Ospedaletto.
Per dissesti finanziari avuti, il Leone vendè la scarabatta col famoso Mistero al signor Michele Catalano, dal quale fu da noi acquistato assieme ad altri pezzi...

Non può tralasciarsi di menzionare il Presepe del Cav. Michele Cuciniello esistente nella Certosa, oggi Museo di San Martino.
Il suddetto Cav. Cuciniello ereditò da suo padre il Presepe e pensò di portare i migliori pezzi a Parigi per trame profitto.
Ivi riuscì a venderne una porzione e vedendo che l'articolo non era molto apprezzato lo riportò in Napoli e lo tenne per vari anni senza esporlo.

Nominato il Comm. Fiorelli Direttore Generale dei Musei, tra le tante cose, per memoria patria che riuscì trasportare sopra San Martino con zelo ed impegno incomparabile, pensò a farvi costruire un Presepe, stabilendo come sito più adatto l'ex-refettorio dei Monaci.
Ebbe con noi varie conferenze prescegliendo dalla nostra collezione quei pezzi più idonei; ma atteso la distanza, e non consentendo la nostra famiglia a smembrarla si rivolse al Cav. Cuciniello, trovando in lui la persona prestabile a' suoi disegni, e si divenne alla costruzione del Presepe sotto la direzione dell'Ingegnere Cav. Nicolini.
Si arrivò perfino a tagliare parte della volta del detto refettorio onde avere un recesso di luce, come di fatti la esecuzione riuscì di un effetto superiore alla previsione.

Si spesero circa Lire Ventimila: e bisogna confessare che la pittura ed il lontano, è veramente degno del rinomato ingegnere a tutti noto pel genio ed arte.
Nel 28 Dicembre 1879 fu inaugurato il detto Presepe con la massima solennità; e vi si pose anche una lapide commemorativa in omaggio al Cav. Cuciniello, che resterà ad imperitura memoria.
Per quanto riconosciamo inarrivabile la parte scenografica di detto Presepe che affascina l'occhio dei visitatori; per altrettanto non possiamo non far rilevare taluni errori che avrebbero potuto eliminarsi.
Ed in prima il sedicente pezzo di Architettura è molto esile e per nulla proporzionato; infatti il diametro delle colonne è inferiore alla larghezza delle spalle de' pastori. Dippiù l'altezza dei sasso dell'Annunzio che si suppone su di un monte è perfettamente uguale a quella dei tempio ed al fabbricato, della così detta Taverna; per guisa che tirandosi una linea retta si trovano allo stesso livello.
I tre Magi, di cui uno in adorazione, sono sforniti quasi del tutto, di seguito; e per dippiù invece de' tre cavalli (che sarebbe il minimo) ve ne sono appena due ed in terra cotta, non già in legno cosa che non sarebbe stata difficile a corrigersi.
Gli Angeli oltre di' essere di scarsissimo numero, sono situati sospesi perpendicolarmente, senza dar loro quella grazia e movenza che richiede l'azione in aria che è elementare ne' Presepi.
Anche gli animali sono molto pochi.
E qui facciamo sosta, per non annoiare il lettore inopportunamente; ripetendo che non possiamo abbastanza lodare il pensiero avutosi nella formazione di detto Presepe, che è sempre un caro ricordo storico, precisamente in quest'epoca di generale decadenza, di quanto formava una vera gloria nazionale; tanto pei nostri pastori ed animali, che per le rinomate porcellane della Reale fabbrica di Capodimonte ed altro.

Presepi che si costruivano nelle Chiese

Nella Chiesa di Donnaromita presso l'Università, si faceva il Presepe con pastori al naturale.
Poscia si fece nella Chiesa del Gesù Vecchio accosto alla Università stessa Il Presepe non è stato mai interrotto in questa Chiesa, e si fa attualmente.
Il defunto Rettore della stessa, Placido Baccker agli antichi pastori ne aggiunse vari altri, che eseguì lo scultore Nicola Ingaldi; ed il Re Ferdinando II andava ogni anno a visitarlo in forma privata.

L'altro Presepe con pastori di naturale grandezza si eseguiva, e si esegue ancora in S. Maria in Portico, ma con nessuna precisione. I pastori meno due soli, non sono di alcun merito.

In S. Giovanni Maggiore si eseguiva un Presepe, con figure terzine e di bella scultura.
Dopo la caduta della volta di detta Chiesa, e la riattazione se ne è formato del Presepe una grande scarabatta con discreto numero di pastori, non disprezzabili, esposta in permanenza in una cappella a destra entrando dalla porta principale.

Nella Chiesa di S. Lorenzo facevasi anche il Presepe, d'ordinario in una cappella a sinistra entrando dalla porta maggiore.
Verso gli ultimi anni si costruì in mezzo la Chiesa; e campeggiava la banda col seguito de' Magi.
In San Marcellino anche si vedeva un buon Presepe.
Nella Chiesa di Piedigrotta, in quella dell'Annunziata in S. Pietro ad Aram, ed alla Sanità si facevano de' Presepi, vasti per estensione presso a poco dello stesso genere, con pastori di poco conto, ma situati in modo da raffigurare delle scene popolari, che attiravano la curiosità del pubblico.

Alla Madonna dell'Aiuto si faceva un Presepe quanto ristretto, altrettanto devoto sull'altare sotto l'organo dal lato dell'Evangelo, e la situazione de' pastori era buona, disprezzabile perché veniva eseguita da scultori di quelle vicinanze.
Anche a S. Pasquale a Chiaia, a S. Maria la Nova, a S. Orsola a Chiaia ed in altre Chiese si facevano i Presepi; ma non meritano nemmeno essere menzionati, perché con pastori sciupati dal tempo e di niun pregio.

Merita essere menzionato il Presepe fatto recentemente per un paio di anni e non più, in S. Teresa agli Studi, che per quanto fosse stato massoso non era disprezzabile, ma sempre con pastori di nessun conto.

E perché non dobbiamo tralasciare nulla chiudiamo la narrazione de' Presepi nelle Chiese, con accennare a quello che fu l'ultimo, e si faceva costruire nella Chiesa de' RR.PP. Cappuccini al Corso Vittorio Emanuele, dirimpetto all'antico tiro a segno, a cura e sotto la direzione del Padre Francesco da Napoli; composto di pastori moderni e che ogni anno si accrescevano di numero; e si vuole che sia stata erogato per tale Presepe la somma di più migliaia di Lire.
Si estese un poco troppo ne' dettagli ed accessori della così detta Taverna, che degenerava in un macello con agnelli e carni sospese, che solleticava il genio del nostro popolino, ed ogni dì ne cresceva il numero de' curiosi visitatori, non solo della borgata di Chiaia, ma anche di altri quartieri della Città, in guisa che nella Chiesa eravi un continuo bisbiglio, che si traduceva in un baccano al punto, che il Guardiano fu costretto disporne, con saggezza, la soppressione.
Ora sappiamo che in questo anno sarà novellamente costruito.

Dopo aver trattato de' vari Presepi non debbo omettere di accennare a quello della nostra famiglia Perrone che venne iniziato, comunque in piccole proporzioni, dal nostro bisavo Fortunato. Indi continuato ed alquanto aumentato dal nostro avo Raffaele; che poi ampliò collo acquisto di vari pastori ed animali fatti nel 1822 del Presepe Cinque, innanzi descritto.
Da quell'epoca principiò a prendere una certa importanza, a segno che lo stesso Cinque si compiaceva venirlo a costruire annualmente. Ciò fino al 1844.
Con questa occasione il nostro amatissimo genitore Pasquale potè perfezionarsi nell'arte di fare il Presepe, che continuò con una costanza incomparabile per oltre sessant'anni, senza interruzione.

Essendo noi stati allevati in tale pia usanza, arrivati ad una certa età, cercammo di aiutare il compianto nostro genitore nella costruzione del Presepe; ed aumentandosi in noi la passione, non tralasciammo di andare osservando quanto vi era di meglio nella nostra Città in fatti di pastori, ed animali, frequentando nelle ore disponibili i vari antiquari e scultori, specialmente lo studio del Cav. Francesco Scognamiglio, persona onesta ed intelligente.
Così si è arrivato, la mercé di Dio, a riunire un numero grandissimo de' vari capi d'opera in ogni genere, che non ha riscontro nella storia dei Presepianti; avendo potuto scegliere il più bello tra tutte le collezioni su menzionate.

(Perrone 1896)