Edo Petrone TaSa
Percorsi Presepiali a Napoli

Invito al mondo dei presepi napoletani
Tra sacro e profano -I-

"Napoli è il Presepe e il Presepe è Napoli", dice giustamente Elena Sica in un suo volumetto sul presepe Napoletano. Soggiornando in città, anche per un breve periodo, non si può fare a meno di visitarne qualcuno… questa breve guida vuole condurre il turista alla scoperta delle meraviglie del presepe napoletano.

Un po' di storia… dal Gesù Nuovo a Piazza S. Gaetano via Toledo e dintorni


Un po' di storia…

Generalmente si fa risalire la nascita del Presepe alla rappresentazione della Natività realizzata nella notte di Natale del 1223, a Greccio, da S. Francesco d'Assisi. Potrebbe anche non essere stata la prima rappresentazione del genere ma è indubbio che essa costituì il punto di partenza della straordinaria diffusione del culto della Natività da rappresentare ad uso dei fedeli. I Francescani diffusero le rappresentazioni della nascita di Gesù nelle loro chiese e nei loro conventi e vennero presto imitati dai domenicani prima e dai gesuiti dopo.
Fu così che, sempre più frequentemente, artisti più o meno noti ebbero l'incarico di riprodurre la scena…
Tra i primi esempi si citano i bassorilievi del battistero e del duomo di Pisa realizzati rispettivamente da Nicola e Giovanni Pisano (padre e figlio), ma anche i dipinti di Giotto (ad Assisi) e di Botticelli (Adorazione dei Magi), ma non si può parlare di veri presepi.
La prima rappresentazione con figure a tutto tondo (e non semplici rilievi come nel caso dei Pisano) viene datata intorno al 1250: si tratta di cinque statue in legno attribuite ad un ignoto intagliatore emiliano che sono state recentemente scoperte nel complesso stefaniano delle "sette Chiese" a Bologna. Prima di questa scoperta si pensava che il presepe più antico fosse quello costituito dalle statue che Arnolfo di Cambio realizzò nel 1289 per la basilica romana di Santa Maria Maggiore. Si tratta in entrambi i casi di statue ad altezza d'uomo.

bassorilievo in marmo,
Antonio Rossellino,
Chiesa di Monteoliveto (1475)

A Napoli il primo presepe a figure staccate di cui si ha testimonianza risale alla 1300 e fu realizzato in legno per le clarisse del "Corpo di Nostro Signore" ma poiché di queste statue non c'è traccia bisogna accontentarsi del bassorilievo sul sepolcro del cardinale Minutolo nel Duomo, di quello sulla tomba di Maria d'Aragona in Sant'Anna dei Lombardi e del bel bassorilievo in marmo di Antonio Rossellino (1475) che si trova nella Chiesa di Monteoliveto.
Si ha notizia di presepi in legno con statue ad altezza d'uomo esposti, nel '400, nelle chiese di Santa Maria la Nova, dell'Annunziata, di Sant'Eligio e di S. Giovanni a Carbonara. Per quest'ultima chiesa si sa che vennero scolpite, nel 1478, da Pietro e Giovanni Alemanno (padre e figlio, di chiare origini nordiche), ben 39 statue di cui sono giunte fino a noi solo quella della Madonna e di due profeti. Si tratta di straordinarie figure in legno ora conservate al Museo di S. Martino.
Purtroppo svanite nel nulla le altre tra cui pastori, pecore, cani e persino un albero.
Più o meno dello stesso periodo è un'altra rappresentazione sacra sempre con figure a grandezza naturale, stavolta di segno opposto alla natività, "il compianto sul Cristo Morto" di Guido Mazzoni, posta anch'essa nella Chiesa di Monteoliveto.

Madonna e S. Giuseppe
(sec. XVI)
di Giovanni da Nola
per il presepe di San Giuseppe Maggiore o dei Falegnami,
ora nel Museo di San Martino (Napoli)

Nel '500 Pietro Belverte scolpì 28 figure destinate ai domenicani di S. Domenico Maggiore che le sistemarono in una grotta di autentiche pietre, com'era di moda in quegli anni, provenienti, forse, dalla Palestina. Anche di queste statue non c'è più traccia ma il presepe fece molto scalpore perché per la prima volta, oltre alla natività, veniva rappresentata anche la taverna.
Uno dei primi artisti napoletani a cimentarsi nella sacra rappresentazione fu Giovanni Merliano, conosciuto come Giovanni da Nola di cui restano cinque statue conservate nella chiesa di S. Maria del Parto a Mergellina e altre del presepe di San Giuseppe Maggiore o dei Falegnami che sono ora nel già citato Museo di S. Martino.
Queste sacre rappresentazioni avevano il fine di coinvolgere il sentimento popolare e per questo motivo tutti gli ordini religiosi si impegnarono negli allestimenti. Un impulso notevole fu dato da San Gaetano Thiene, giunto a Napoli 1533, che oltre ad incoraggiarne la diffusione, in particolare nei monasteri femminili, si impegnò nella realizzazione del primo presepe vivente di cui si ha testimonianza in Napoli.
Solo dopo il 1520 si assiste al passaggio dalla statua a tutto tondo al manichino di legno vestito di stoffa, con occhi in pasta vitrea e imponenti parrucche. Qualche anno dopo le dimensioni furono ridotte a circa 70 cm e si passò dalle installazioni fisse a quelle mobili che venivano smontate e rimontate di anno in anno modificando, spesso, la disposizione in modo da creare uno "spettacolo" sempre nuovo. Si adottò anche la prospettiva della lontananza giocando sulle dimensioni dei pastori sempre più piccoli man mano che ci si allontanava dal primo piano e l'invenzione di giochi di luce ottenuti posizionando sapientemente le figure in prossimità di finestre o illuminandole con lanterne e candele nascoste. Tutte queste novità furono apportate dagli Scolopi della Duchesca.
Nel 1660 un'importante innovazione fu portata alle figure presepiali da Michele Perrone. Egli sostituì il corpo in legno dei manichini, non visibile perché coperto dai vestiti, con un corpo costituito da fil di ferro e stoppa. In tal modo le figure potevano torcere il busto, inchinarsi, inginocchiarsi e chi costruiva il presepe poté dare a ciascuna statuina un atteggiamento diverso e accentuare la sensazione di movimento.
Verso la fine del secolo si cominciò a modellare le teste in terracotta. Manca solo il passaggio successivo alla dimensione "terzina" (33 cm circa) per arrivare alla definitiva realizzazione del tipico pastore del presepe napoletano settecentesco.
Un'ultima annotazione storica per dire del grande impulso che al presepe diedero, sia in maniera diretta - commissionando pastori, animali, fondali e minuterie per il presepe di corte - che indiretta, re Carlo di Borbone con la fondazione della Real Fabbrica delle Ceramiche di Capodimonte e re Ferdinando commissionando a vari artisti i disegni delle "vestiture del Regno" che divennero una sorta di catalogo e fonte d'ispirazione per i vari pastorari.
Quello appena presentato è un viaggio breve e non completo intorno al presepe. Per approfondire l'argomento basta dare un'occhiata alle altre sezioni del sito.