Pierro Editore, Napoli
Le tradizioni di Natale e il presepe, 1996

Il Presepe
nelle descrizioni di autori italiani

V. Torelli:
Il Natale a Napoli (1840)


E quattro cose vi annunziano più di un mese prima...

E quattro cose vi annunziano più di un mese prima la gran festa: l'entrata dei Sampognari, gli apparati di erba, muschio e pastorelli del presepe, i trofei di mastii, mortaletti, salterelli, folgori pazzi e savii col resto della famiglia pirotecnica, e le trabacche dei castagnari che sono tante case fabbricate di pertiche e fronde con muri d'incannate tutte vagamente unite di quanti frutti possa dare natura, e freschi e secchi.
Queste case, come i tempii antichi, sono aperte dì e notte, e la sera vi accendono avanti fiaccole che fanno una splendente luminaria. E che cosa contengono esse?
Oh non è impresa da pigliare a gabbo!
L'infinita famiglia dei pomi, delle duracine, dei zuccherini, della giuggiole, dei frumenti, dei legumi, delle farine; e pine, e uve, e poponi, e mandorle, e noci, e castagne, e avellane,

Secchi, sucosi, di colori mille...
E tanti son che paion d'acqua stille.

In Roma e in Napoli i poveri Sampognari o Zampognari, come direbbe la Crusca, vanno soltanto a festeggiare il Dio nato.
Essi l'anno avanti segnarono d'una cifra misteriosa la vostra porta, e andiate pure lontano ad abitare, il devoto vicino si fa scrupolo di non dire e insegnare a questi "sonatori" dove sono passati ad abitare i "sonati".
Se stanno dive stavano, è una festa, un subbuglio, una rivoluzione nel palazzo il primo acutissimo triletto della ciannamella.
Tutti vanno loro incontro e quei pastori inchinano alla loro maniera e fanno la sonata del saluto e propriamente della "caparra", e poi la novena della Madonna, e poi quella del S. Natale.

Di questi sonatori vi ha tre specie: i veraci che sono i sampognari con uno o due sonatori di ciannamelle, i "pappagalli" che è una sampogna sola che fa il basso e le ciannamelle unite, e i sonatori di arpa e violino che diconsi dal paese loro Vigianesi: i quali due ultimi si chiamerebbero bastardi alla festa o alla tradizione.


Quei parati di erbe, muschio, sugheri e pastorelli pei presepi, sono pure essi cose del tempo, tanto, che carri ne entrano in città, e si fabbricano migliaia di pastorelli di creta come se non ce ne fossero milioni di carne ed ossa.
Ogni figliuolo di famiglia, ogni scolarello, ogni vecchietto che ritorna a bamboleggiare, empie di erba, muschio e pastorelli la sua casa; e vi hanno in Napoli di tali magnifici presepi, ricchi di tanto argento e oro, che diconsi di valere e 10, e 12 e 20 mila ducati!

(Torelli 1840)