Pierro Editore, Napoli
Le tradizioni di Natale e il presepe, 1996

Il Presepe
nelle descrizioni di autori italiani

A. Perrone:
Cenni storici sul Presepe (1896)


III - Famosi Presepi antichi


Dopo aver dato uno sguardo a' vari autori; crediamo utile fare un dettagliato ragguaglio de' Presepi che si costruivano nel secolo XVIII; riferendo quanto noi stesso abbiamo potuto raccogliere dalla viva voce delle varie persone competenti e loro successori che avevano l'abitudine di fare il Presepe.
Non parliamo de' Presepi Del Torre, Mainetti, Duca di Regina, Diana, Calù, Colle Cervino ed Ischitella; perché di antica data, e de' quali non se ne sanno dettagli.
Solo di quest'ultimo sappiamo che nel 12 Gennaio 1734, la Viceregina si portò a visitarlo con un carrozzone dorato, tirato da sei cavalli, preceduta da un drappello di Guardie Tedesche, accompagnata da alcune darne.
Il Principe e la Principessa d'Ischitella con Don Desiderio de Bonis Architetto del Presepe la introdussero ad osservare minutamente il detto Presepe.
La Principessa vi restò lunga pezza elogiandolo; e quando andò via, fu concesso al popolo poterlo curiosare.


Presepe del Re Carlo III

L'abitudine del Presepe, come si è detto, si estese anche nella Regia, e Carlo III lo faceva costruire sotto i suoi occhi, ed aggiustava perfino qualche pezzo di sasso di proprio pugno.
Tutti gli oggetti di che formavasi quel Presepe, cioè pastori, animali e finimenti furono conservati nella Regia di Caserta fino al 1840
. Verso detta epoca Re Ferdinando II in occasione dell'apertura della linea ferroviaria Napoli-Caserta ordinò che si fosse ricostruito l'antico Presepe di Casa Reale, onde attirare molta gente.
Per vieppiù arricchirlo fece compra di altri pastori ed animali presso gli scultori ed antiquari della Città.
Il Presepe fu costruito sotto la direzione di Don Giovanni Ferri, quantunque in quell'epoca esistessero pure persone competenti.
Esso non riuscì alla portata de' tempi, ed i presepianti trovarono campo alla critica. Fra l'altro, oltre i tre Magi di adorazione, ne situarono altri tre in cammino, e poi altri tre sopra la così detta Taverna.

Dismesso detto Presepe vennero riposti tutti i pastori, animali ed altro, dentro scaffali nel detto palazzo e vi restarono fino al 1879, nel quale anno i migliori oggetti furono a cura dei Cav. Sacco, sopraintendente di Casa reale in Napoli, e dell'antiquario Cav. Francesco Scognamiglio, trasportati nel Real Palazzo di Capodimonte, ove attualmente si osservano situati entro scaffali a lastre.

Presepe de' Fratelli Terres

1 fratelli Terres erano librai editori con magazzino di rimpetto la Chiesa di San Filippo e Giacomo
. Facevano un presepe interessantissimo. Buona parte della loro collezione fu venduta a De Rosa.
Il seguito dei Magi era numerosissimo con tre bande, il quale passò alla famiglia Cozzi che dimorava presso il Tribunale; ed indi fu venduto al Barone Di Donato, che tuttora ne è in possesso, domiciliato a Foria palazzo proprio, dopo i torrioni del Distretto militare.
Del fior fiore della collezione Terres cioè, il Mistero, con 35 pastori, pochi, ma scelti Animali, distinti finimenti e tre Angeli eccezionali, se ne formò una scarabattola che fu acquistata dallo Eddomadario del nostro Duomo Don Pasquale Scala. Morto il quale fu venduto all'asta pubblica nel 14 Dicembre 1879, e rimase a noi aggiudicata.

Presepe di Antonio Cinque

Il signor Cinque negoziante di pelli di animali lanuti faceva un bellissimo Presepe nella sua casa Strada Marinella, presso il così detto Mandrone.
Vi andava anche il Sovrano ad ammirarlo nel tempo natalizio.
Il detto Presepe era corredato di bellissimi Animali e pastori. Il seguito de' Magi era del Sammartino.
Nel 1822 fu fatto per l'ultima volta detto presepe, e poscia gli oggetti furono alienati.
Il seguito de' Re Magi fu acquistato dalla Principessa Reale Maria Cristina figlia del Re Francesco I e fu portato in Spagna, allorché la stessa si sposò col Re Ferdinando VII.

Vi erano a corredo del detto Presepe molte rose in argento massiccio, di antico cesello, per piazzarvi le candele nel circuito del Presepe medesimo; e quando principiò il dissesto in famiglia, furono pegnorate per Ducati 600 (Lire 2550).
Il Mistero, opera del Sammartino con vari pastori, animali e finimenti venne acquistato da Raffaele Perrone nostro avo…

Presepe di Saverio Catalano a' Vergini

Notevole ed ammirevole era tale Presepe, non per la grandezza; ma pel modo artistico onde veniva costruito, nonché per la qualità di scelti pastori, animali ed accessori.
Ebbe il Catalano la fortuna che lo scultore Gori abitava nello stesso suo palazzo, ed arricchì il Presepe di molti pastori, fra quali una contadina, ritratta dalla madre del Catalano, ed un pezzente con un figlio, ritenuto come opera eccezionale; sebbene il nudo fosse stato manierato con qualche esagerazione.

Il Catalano abitava a' Vergini ed il Presepe si faceva vedere con molta riservatezza.
Della collezione, fu venduto il seguito de' Magi e furono eliminati vari pastori del Bottiglieri, onde vieppiù raffinarla.
Il resto fu trasmesso al signor Filippo Catalano, e da questi passò al nipote Avvocato Francesco, che attualmente lo custodisce gelosamente ed abita in Via Tribunali 138, continuando nel tradizionale riserbo; e dopo aver tenuti per molti anni i varî pezzi in casse chiuse, ora li ha riposti in vetrine.

Presepe del sacerdote Nicola Ruggiero

Il signor Nicola Ruggiero apparteneva ad una famiglia di ricchi negozianti di seta, e dimorava a S. Onofrio dei Vecchi presso il Sedile di Porto.
Faceva un magnifico Presepe che era visitato annualmente dalla Corte.
Presso la sua abitazione era lo Studio dei fratelli Vassallo, a' quali poté ordinare i più belli animali, pecore, capre, vacche e giumente.
Fece pure ritrarre un cane pecoraro della mandra del Principe Don Antonio Borbone, nonché un cane Danese e vari leprieri del Re Ferdinando IV, al quale con piacevole sorpresa li additò, quando andò a visitare la prima volta il Presepe.

Morto Nicola Ruggiero, la sorella Elisabetta, maritata in prime nozze col signor Ricciardi, conservò la collezione.
Morta costei nel 2 agosto 1873, la roba del Presepe fu divisa.
I tre re Magi eccezionalmente vestiti di finissima lametta antica, furono comprati dall'antiquario Cav. Scognamiglio, dal quale furono a noi venduti.
Gli animali ed i pastori tutti coi finimenti, ortaggi ed altro spettarono al figlio signor Michele Ricciardi, dal quale furono tutti da noi acquistati, meno una giumenta villana.
Il seguito de' Magi, piuttosto grossolano, fu attribuito ad una sorella del Ricciardi dimorante alla Salute.

Presepe del Notaro Raffaele Servillo

Questo Presepe ebbe il suo inizio alla strada Maiorani a Forcella, primitiva dimora del Servillo.
Nominato nel decennio Notaro della Cassa di Ammortizzazione, ampliò il suo studio e passò alla strada Egiziaca Pizzofalcone n. 59.

In detta casa a Pizzofalcone arricchì il Presepe al punto, di non essere secondo; anzi superò i più sontuosi dell'epoca, la Corte si recava a visitarlo.
Durante il tempo che stava esposto il Presepe, stanziava un picchetto di Guardie Reali sotto il palazzo.

Il detto Notaro spendeva a larga mano per acquistare pastori, animali ed accessori de' primari autori.
I vari strumenti della banda de' Magi li fece costruire a Parigi, con una precisione e finezza incomparabile. Uno de' Cavalli de' Re, lo fece bardare con sella e finimenti identici a quello di Gioacchino Murat nel 1812.

Incaricava per la compra dei pastori lo scultore Nicola Ingaldi.
Pagava, durante l'anno, Ducati 50 (Lire 212.50) al mese al pittore paesista Don Raffaele Gentile per avvalersene nel solo periodo che si costruiva il Presepe.
Faceva dipingere a paesaggio anche le stanze che precedevano le sale del detto Presepe.
Di più pagava Ducati nove (Lire 38.25) al mese ad una monaca di casa, che aggiustava e confezionava i vestiti de' pastori.
Dava Lire 10 al giorno, pel tempo in cui lavorava, a Don Giuseppe Ferraro per piazzare la sola erba fresca di Pietramelara.

Inarrivabili erano i pezzi di Architettura che campeggiavano nel Presepe, nonché la bellezza delle montagne ed i così detti "lontani" che si prolungavano allo aperto fuori la terrazza.
Un anno che si ebbe una fioccata di neve, si accrebbe in modo sorprendente il verismo per quella parte di sasso che trovavasi costruito allo scoperto.

Invitò una volta il celebre scultore Gori per situare i pastori, e quegli, oltre al dare loro una estetica tutta speciale, pensò finanche di versare del vino nuovo nello interno della così detta Taverna, che tramandava un odore, da attirare i visitatori, ai quali sembrava come se fossero in un cellaio.

Per rovesci di famiglia verso il 1832, il Notaio Servillo fu costretto a smettere il Presepe, e mal suo grado, tutte le preziosità di arte da lui riunite caddero nelle unghie de' suoi non pochi creditori.
Buona porzione della collezione, compresa la più parte del seguito de' Magi dell'autore Salvatore di Franco fu venduta al signor Felice Alfano, germano del Canonico Alfano; che poi faceva il Presepe al Vico Bisi, oggi Via Nilo.
Un'altra parte che comprendeva il resto del seguito de' re, un cammello ed altri pastori furono acquistati dal Gallonaio Scoppa, il cui figlio Alfonso per vari anni fece il Presepe alla strada Marinella palazzo attiguo alla Figulina di Gíustiniano; e nel 1879 vendette quasi tutto a noi.

La prima porzione di sopra cennata, dalla famiglia Alfano, passò al signor Gennaro Malatesta, ricco negoziante di telerie al Cerriglio, che per vari anni fece il Presepe alla Calata S. Sebastiano, indi alla strada Donnalbina; e lasciata detta casa desistè dal farlo, conservando integralmente la collezione in un grosso scaffale, ben condizionata e coverta con campane di carta.
Un'altra parte del detto Presepe Servillo, la più scelta, pervenne nelle mani del signor Giovanni Dumont, che abitava in Via S. Mandato n. 78, e questi fece il Presepe fino al 1861.
Poscia di detta roba vendè una piccola porzione di pastori e finimenti al sacerdote D. Domenico Coppola; e del resto ne formò otto gruppi caratteristici e scelti che nel 1894 furono venduti dai suoi eredi e tutti da noi acquistati a trattative private.

Ammirevole davvero era il modo come solea serbare i pastori il detto Notaro Servillo, ciascuno su di una basolina di legno, coverto con campana di carta; poscia chiuso in una scatola di legno, sulla quale eravi l'etichetta indicante le figure che vi si contenevano...

Presepe del Sacerdote Don Domenico Sdanghi

Questo Presepe era conosciuto sotto il nome del presepe del Prete, volgarmente O' presebbio dò Prevete.

Il sacerdote Sdanghi dimorava a ridosso della Congrega dell'Assunta al Vico d'Afflitto presso la Trinità de' Spagnuoli.
Era di Nola e faceva il maestro di scuola elementare.
Avendo avuto incarico da un suo compaesano di acquistargli un Mistero, ebbe occasione di avvicinare degli scultori.
Bastò questo fatto, per ingenerare in lui la passione del Presepe.
Formò dapprima una scarabattola col Mistero, gli Angeli e pochi pastori e la esponeva nella Chiesa di S. Giacomo de' Spagnoli, ove era cappellano.

Incoraggiato dal concorso di molta gente, lo Sdanghi compose una seconda scarabattola, poi una terza, raggiungendo il numero di 14; non senza discendere a molti anacronismi, tra quali, giunse a piazzarvi un pancone col cambiavalute con sacchetti di monetuzze, vari oggetti di argento, laccettìni di oro che situava al collo delle contadine, cose tutte che attiravano il popolino in modo clamoroso.
In seguito ritirò in sua casa i vari gruppi; e comecché divulgata ne era la fama, la gente non mancava di accorrervi.
Siccome fu l'ultimo de' Presepi antichi, ed il solo che era rimasto esposto, il concorso era straordinario; ma nel 1840 lo Sdanghi fini per non aprire le porte al pubblico e lasciò le scarabattole in una stanza in balia della polvere.

Morto lo Sdanghi il Presepe passò al nipote omonimo ed anche Sacerdote; e morto quest'ultimo, nel 1882 un suo fratello venne in Napoli e vendè le scarabattole su enunciate all'antiquario Carlo Varelli.
Questi le espose prima nel palazzo Carminello a Toledo, n. 62, ove invitò molta gente della Galleria Umberto I; e indi al secondo piano a destra di detta Galleria, previo biglietto di entrata a vari prezzi.

Nel 6 Marzo 1895 morì Carlo Varelli, e suo figlio Giovanni nel Maggio detto anno, vendé il Presepe per Lire quindicimila al signor Max Schemderer, ricco banchiere di Monaco di Baviera, il quale lo esportò da Napoli aggiungendolo alla sua collezione, già abbastanza numerosa, avendo l'abitudine di fare colà un vastissimo Presepe.

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