Pierro Editore, Napoli
Le tradizioni di Natale e il presepe, 1996

Il Presepe
nelle descrizioni di autori italiani

A. Perrone:
Cenni storici sul Presepe (1896)


I - L'arte del Presepe


Fra le tante opere dei nostri antenati che si videro nell'epoca della quiete, serenità ed opulenza della nostra Napoli; non è seconda quella della formazione de' sontuosi presepi, che soleano formarsi nella ricorrenza del Santo Natale; pe' quali, con speciale particolarità venivano costruiti, tanto i così detti sassi, ruderi, monti, paesaggi ed altro, quanto le figure, animali, finimenti ed accessorii; facendo a gara gli artisti nell'imitare il vero, con incomparabile precisione, da sorpassare qualunque genere di scultura e renderla una gloria tutta Napoletana.
Né i Presepi si limitavano a farsi solo dalle famiglie della borghesia; ma si vedevano anche nelle abitazioni de' più cospicui cittadini, nelle sale de' patrizi di nobilissimo casato; e per fino ne' reali palagi.
Per guisa che durante il tempo natalizio la gente traeva di casa in casa, e nelle principali Chiese della Città, con un concorso straordinario, per ammirarli nelle singole grandiosità, e vagheggiarne i svariati cambiamenti che soleansi fare annualmente.

Parve proprio che allora l'arte patria offerisse ogni mezzo valevole a soddisfare lo entusiasmo giunto al colmo per siffatta consuetudine, e nulla avesse risparmiato per rendere tali rappresentazioni commoventi e memorabili presso ogni condizione di persone.

I Presepi si tenevano esposti fino al 2 Febbraio, e gli stessi Sovrani si recavano annualmente ad ammirarne i principali. Per fino l'Imperatore Giuseppe II nel 1806 al 1808 e Gioacchino Murat nel 1808 al 1815 non mancarono visitarli.

L'umile grotta dove sono inginocchiati la SS. Vergine Maria e S. Giuseppe, dove un bue ed un piccolo asino col loro tiepido fiato accalorano il ricciuto Bambino Gesù, che nudo trovasi sul ruvido fieno adorato da rozzi pastorelli, questo è il Presepe.

A chi volesse investigare l'origine di rappresentare il Presepe, converrebbe risalire ai primi tempi del Cristianesimo, dove mettono capo quasi tutte le nostre religiose usanze.
Ivi troverebbe gli elementi primitivi di quelle rappresentazioni che in seguito, per le storiche condizioni dei popoli e per le varie vicende dell'arte divennero, in rapporto alla forma, più o meno memorabili e pregiate.
E a tal ricerca, offrirebbero monumenti le antiche pitture murali iniziate nelle catacombe, i musaici, i vetri dipinti, i marmi scolpiti, le miniature de' codici; e quelle segnatamente, che ornano le pergamene de' libri corali e liturgici.

Il primo che raffigurò in tutto rilievo e rappresentò la scena commovente e mistica della nascita del divino Gesù, fu il poverello d'Assisi S. Francesco, verso il 1220 in Rieti.

Questa usanza, la quale ha avuto la sua origine in Italia, non quivi semplicemente si è limitata; ma di Presepi se ne videro in Francia, nella Spagna, nella Fiandra, nella Svizzera, in Germania ed altrove.
Ma dove il Presepe ha avuto il suo sviluppo, dove è arrivato all'apice della perfezione, e dove più si è grandiosamente diffuso, è stato in Napoli.

La semplice grotta con Maria, Giuseppe, il bambino Gesù, i due animali e pochi pastori di adorazione, questo, come accennammo, è il Presepe nella sua origine.
Poscia la Capanna si accrebbe del paesaggio, de' monti, de' pascoli colle greggi armentizie per commemorare l'annunzio a' pastori; ed infine dei Re Magi con tutto il loro seguito, per ricordare la Epifania.
E man mano quella unica scena ingrandendosi, ne venne il Presepe del secolo scorso, che racchiudeva gli usi e costumi e le abitudini de' popoli.

Arrivatosi a questo punto l'arte non poteva rimanere indifferente, e quindi una gara fra i diversi scultori a chi meglio ritraesse dal vero e raffigurasse con maggiore esattezza e perfezione i personaggi, gli animali e quant'altro avesse potuto arricchire il Presepe.
Ed artisti ve ne furono, i quali con una esattezza inarrivabile plasmarono e colsero quella precisa e fedele imitazione del naturale; ciò che forma il loro principale pregio, riproducendo anche accessori, cioè ortaglie, frutta, carni, pesci ed altro, fino alle più piccole cose.

Sembrerà un'idea troppo ardita; ma pure ritengo che niente può esservi nell'arte scultoria e plastica che superi questo genere.
La natura nei suoi colori più perfetti, studiata e scolpita sia sul legno, sia in terracotta, è certamente superiore al marmo freddo ed incolore non solo, ma ai biscuits, e per fino ai rinomati gruppi di Sassonia, nei quali è trascurato non solo l'occhio e l'orecchio, ma ogni lineamento de' zigomi e del volto.

Tra la raccolta da noi fatta di gran parte de' capi d'opera de' primari Autori, si possono rintracciare i diversi tipi di uomini, le diverse pose, i diversi caratteri, la dignità de' loro atteggiamenti, il contegno espressivo delle loro sembianze, tanto nelle figure nobili, che in quelle di mezzo carattere; nonché fra' rustici. Le donne che incantano per leggiadria di forme, per soavità di contorni. Quello splendore degli occhi che ne forma il caratteristico distintivo, quelle labbra soavi, che pare che ti parlino con una movenza del tutto speciale ed incantevole. Nulla poi dicasi della finezza e verismo degli animali nelle varie specie, pecore, capre, buoi, vacche, troie, cani, cavalli, cammelli, la cui pelatura è di una morbidezza palpabile; come pure le varie specie di polli ed altri volatili, le diverse carni, pesci, latticini, formaggi, salami, e quanto può formare l'ornamento di una vasta bettola e l'arricchimento di una dispensa.
Perfino istrumenti, turcassi, pipe, a molte altre cose; il tutto lavorato alla perfezione.
Ed è veramente doloroso il pensare che da molti s'ignorano siffatti oggetti d'arte, né si possono tenere in quel pregio che meritano, perché mai veduti né osservati.

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