Pierro Editore, Napoli
Le tradizioni di Natale e il presepe, 1996

Il Presepe
nelle descrizioni di autori italiani

P. Napoli-Signorelli:
Vicende della cultura nelle Due Sicilie (1810)


Morbide le carnagioni, parlanti le fisionomie...
Monumenti nella settimana santa e Presepi nella Natività di G. Cristo.

Non fia inutile il rinnovare le memorie di ciò che si è fatto per questi due oggetti che insensibilmente vanno sparendo dalla nostra città.
Erano oggetti da esercitare l'ingegno e la fantasia degli architetti, de' pittori e scoltori le "machine de' sepolcri" temporarii della settimana santa e le mute rappresentazioni del mistero della natività del Signore che diconsi "presepi".

Prevalse nelle chiese specialmente di religiose l'usanza di elevarsi sontuosi monumenti al tempo che si ricorda la passione del Divin Verbo umanato; ma non è un ritrovato de' nostri giorni t un argomento maneggiato mille e mille volte da' pittori e scoltori da che dapertutto si rappresentarono i Misteri della Passione o mutamente o con parole ed anche prima dei Canto Reale de' Francesi.
Nondimeno più confacente a ciò che noi abbiamo fatto su tal proposito è quel sepolcro che si vede tutto l'anno nella chiesa di Monteoliveto, opera del XV secolo dell'eccellente scoltore Modanin da Modena composto di otto statue tonde di creta cotta, che rappresentano Cristo morto giacente sulla sindone, Maria Vergine Madre svenuta, le due Marie che la sostengono, Giovanni piangente e Nicodemo e Giuseppe d'Arimatia in attitudine di sommo dolore.

A simili monumenti di figure tonde limitate al fatto istorico della passione, altri ne succedettero pur di figure tonde ma alterate dalla fantasia che trovò nel testamento vecchio cento argomenti che tutt'altro rappresentavano, ma si destinavano a figurare il sacro mistero riferito.
Questa imitazione solida, per dir così, divenne superficiale per mezzo della pittura che la cangiò in teatri illuminati per di dietro ad olio. E questa decorazione di cui l'odorato non lasciava di risentirsi, soddisfece mirabilmente il senso della vista, e le chiese dove queste macchine temporarie si alzavano, tiravano un prodigioso concorso nel giovedì santo.
I conventi di monache gareggiarono a chi riuscisse più sontuoso in simile monumento chiamato "sepolcro". Gl'inconvenienti, la spesa esorbitante, una specie di profanazione, se non altro una curiosità che cangiava in divertimento il mistero di un Dio divenuto soggetto alla morte per salvarci, tutto concorse a far proibire questo spettacolo.
Gli ultimi tempi del secolo ridussero le macchine sepolcrali alla parsimonia e pel numero e per la splendidezza.
Non può negarsi però che le arti belle vi guadagnavano ed alimentavano gli artisti e ne sostenevano l 'entusiasmo.

Ancora copia più grande di artisti pasceva l'ispirazione dilettevole della rappresentazione di un presepe dove cominciò l'esistenza sulla terra dell'Uomo Dio.
I presepi come chiamaronsi questi luoghi ove si rappresentava il nascimento, furono più de' sepolcri universali, e non le sole chiese ma ancora moltissimi particolari vi profusero tempo e danaro.
Il presepe è parimente derivato dalle dipinture che co' primi progressi dell'arte se ne fecero. Il passaggio dal quadro o in tela o in tavola o nella parete, al rilievo, si fece da tempo assai remoto.
Antonio Babosio nel XV secolo nel sepolcro di marmo bianco che fece nella cappella de' Minutoli per l'arcivescovo di questa famiglia pose un bassorilievo eccellente che nel bel mezzo rappresenta un presepe.
Nella chiesa di Monteoliveto si vede nella cappella de' Duchi Piccolomini d'Amalfi una tavola di marmo colla nascita del Signore che stimasi opera del riputato scoltore Donatello.
Un antico presepe pur si vede nella cappella antica de' Carafa di Ruvo in S. Domenico maggiore.
Parimente una rappresentazione del tugurio ove nacque Gesù con figure di legno che voglionsi scolpite da Giovanni Merliano, si trova nella cona del maggiore altare di S. Giuseppe edificata nel XVI secolo. Il celebre Antonio Gagino morto nel novembre 1571 fece nella terra di Pollina in Sicilia un presepe con le statue di Maria, di S. Giuseppe, del Bambino Gesù e di alcuni pastori.
Pietro la Plata eccellente scoltore spagnuolo fece un bassorilievo colla Vergine Madre che sostiene nelle braccia il Bambino e coi tre re magi che l'adorano.

Avvicinandoci più al secolo XVIII troviamo in S. Maria in Portico un presepe di pastori grandi al naturale. Poco meno della grandezza naturale sono i pastori che si collocano nel presepe che suol formarsi ogni anno nel mezzo della chiesa di Donnaromita copioso di figure bene aggruppate, in cui nell'epifania situansi i re magi modellati da buona mano con un ricco e numeroso corteggio.

Tra' particolari per moltissimi anni si sono segnalati in costruir presepi curiosi ottimamente architettati gl'ingegneri Muzio Nauclerio e Nicola Canale Tagliacozzi emuli, i quali hanno regolati co' loro disegni varii edificii in Napoli. La loro gara contribuiva a porre ogni studio per riuscire a deprimere il competitore, e tirare la moltitudine nelle loro case; e la stessa regina di Napoli e poi delle Spagne visitò una o due volte il presepe del Nauclerío.

Francesco Cappello anche architetto napoletano regolò più anni il sontuoso presepe della famiglia Catalano. I mercatanti di seta fratelli Ruggiero facevano ogni anno costruire nella loro casa a seggio di Porto un presepe che incantava colla copia ed eccellenza delle figure scolpite e modellate da' più celebri professori, colle vistose prospettive e lontananze, col gusto e colla ricchezza de' vestimenti, co' pezzi di antica architettura che talora v'inserivano, o con campagne sparse di rari edifizii rurali e di rupi, e con minutezze naturali od artificiali di ogni specie per accreditare per tutte le vie l'imitazione. Finché questo splendido presepe proseguì annualmente ad edificarsi fu regolato dal pittore Niccola di Fazio.
Questo medesimo artista regolò parimente per più anni il ricchissimo presepe della famiglia Giorgio che non cedeva di rinomanza a quello de' Ruggeri per tutte le parti che riguardavano l'invenzione, le vedute in lontananza, la scoltura de' pastori di mano de' più rinomati artisti, la splendidezza della "gloria" per la copia e la vaghezza degli angeli che la componevano, i magi con costosissimo e bizzarro seguito di uomini e di cavalli e di cameli, e la ricchezza e proprietà degli abiti.
Questo presepe si è continuato a edificare ogni anno cangiandosene sempre il piano ed il pensiero.

Mirabile naturalezza, in verità e solidità -caratterizzavano il presepe che lavorava di sua mano nella sua casa a santo Potito il sacerdote Domenico Mainetti che per tanti anni tirò a se il concorso e l'ammirazione de' Napoletani.
Non ne era che egli solo l'inventore e l'esecutore e veniva accompagnato soltanto dal suo domestico divenuto già esperto. Egli faceva di rilievo quel che rappresentavano i quadri esimii campestri di Salvatore di Rosa e di Micco Spataro.
Per più anni si proseguirono i presepi degli eredi di Marco Torre che dirigevansi da Michele Gaudioso; ma da molti anni prima del finir del secolo erano già cessati.

I fratelli Terres continuarono a costruire i loro presepi che nulla cedevano a i più rinomati per ricchezza e perfezione di figure e per invenzione. Il fu ottimo cittadino Francesco Marotta mancato nel settembre del 1810 dopo aver languito due anni in una malattia che l'offese alla fine i sensi e ne sconcertò la ragione, si segnalò quanto altri mai nel costruire alcuni anni in sua casa un presepe assai ammirato.
Conservò poi la famosa raccolta delle figure si de' magi con vistoso accompagnamento che degli angeli per la gloria forniti di mirabili istromenti musicali nella picciolezza perfettissimamente lavorati.
Al fine se ne disfece regalando quasi tutto questo tesoro in tal genere alle religiose di Donnaromita.

Sontuosi e magnifici furono parimente i presepi che vedevansi in casa del principe d'Ischitella, e del duca di Diana Calà.
Quest'ultimo era diretto da un uffiziale della segreteria di guerra per nome Lorenzo Mosca morto sul cominciare del 1789.
Dirigeva parimente questo amatore delle arti che abbellivano i presepi napoletani, quello che faceva il duca di Colle Corvino, ed anche alcuni anni quello de' Giorgi.
Il culto sig. Saverio Marotta (figlio dell'anzi lodato Francesco) attual segretario del Consiglio di Amministrazione della real Marina, cui debbo moltissime particolarità su questo genere di coltura patria, dissemi anni sono del Mosca ciò che io saper non ne poteva a ragione della mia lunga dimora di quasi quattro lustri in Madrid. Il Mosca (egli diceva) sapea mostrare una campagna reale e non capricciosa: i pastori erano lavorati da' migliori scultori che ne modellarono le teste, ed egli stesso avendo disegnato il nudo divenne buon modellatore; animava i volti con vivacità ed espressione, rendeva morbide le carnagioni, parlanti le fisionomie, terminava con diligenza i capelli.
Il Marotta aggiunse di averne egli diverse opere che stimava le migliori che il Mosca avesse fatte.

(Napoli Signorelli 1810-1811)