Pierro Editore, Napoli
Le tradizioni di Natale e il presepe, 1996

Il Presepe
nelle descrizioni di viaggiatori stranieri

A. Kopisch:
Gesummelte Werke


...ognuno nel suo genere è un'opera d'arte...

A Napoli non si vedono presepi sul genere di altre città italiane, giacché quelli locali si manifestano in tutt'altra maniera.
Nel dire ciò non pensiamo ai presepi imponenti, ossia quelli con figure di grandezza reale esposti in molte chiese di Napoli, ma a quelli piccoli molto più belli, offerti con grosso dispendio da ricchi privati, che vengono mostrati ogni anno per alcuni giorni.
I bambini della città ne sono entusiasti e così gli adulti ed i veri conoscitori ai quali, la loro dolcezza e la minuta fattura, offrono il pretesto per replicare più volte le visite.

A Napoli lo straniero resta già molto sorpreso quando, passeggiando per il mercato di Natale, scorge l'enorme quantità di piccole e colorate figure in creta che, contenute in grossi cesti, vengono vendute al popolo per pochi soldi.
Tutte quelle figurine sono ricche di gestualità, di quel linguaggio dei segni che è una tipica caratteristica dei napoletani, e non vi si trova nulla di noioso.
L'espressione è sempre semplice e viva.
Le figure sacre sono molto dignitose; però risultano di gran lunga più espressivi i pastori, in parte adoranti, in parte stupiti, alcuni dormienti, altri in risveglio, altri in cento atteggiamenti oziosi; se ne vedono persino alcuni che si rotolano al suolo sbadigliando.

Con la stessa divertente espressione è concepito il bestiame.
Il bue alla greppia che scaccia le mosche con le coma e la coda; l'asino che lascia cadere il cibo di bocca mentre osserva meravigliato. I cani, che stanno vicino ai pastori spaventati, si cacciano la coda tra le gambe. Arieti e caproni si incornano, pecore e capre allattano i loro piccoli, altri bevono da profonde sorgenti o strappano ciuffi di erba e foglie inerpicandosi tra le rocce, e l'irregolarità di questo paesaggio offre innumerevoli spunti per i diversi atteggiamenti degli animali, disposti con molta verità.

Cose ancora più perfette si notano se si va a vedere i presepi dei ricchi; per lo straniero non sempre è facile trovarli perché, alla morte del primo donatore o dei suoi eredi, cambia il luogo dell'allestimento. Le informazioni migliori si ottengono chiedendo, agli scolari, i quali considerano importantissimo ammirare queste belle cose e pertanto conoscono con grande esattezza dove se ne possono vedere e se lo dicono tra loro.

Sono tutti belli, tutti hanno un fascino, ognuno nel suo genere è un'opera d'arte. Sarebbe però stancante parlare dei singoli presepi giacché si ripetono e si somigliano, per cui riteniamo di non sbagliare concentrando la nostra attenzione sul migliore.
Era allestito, sotto vetro, in una grande sala di un edificio sacro nella strada alla Speranzella, su un lungo tavolo intorno al quale si poteva comodamente girare.
Un abate di fine educazione ed alcuni suoi dipendenti erano responsabili di questo tesoro realmente prezioso per il quale, sia detto a parte, il pio donatore, sensibile alle cose dell'arte, aveva pagato ventimila ducati [ndr Si tratta, forse, del presepe di don Domenico Sdanghi, descritto dal Perrone].

(Kopisch 1856)