Elena Sica per Tascabili Economici Newton
IL PRESEPE NAPOLETANO
Storia e Folclore di una Grande Tradizione

Presenze 'diaboliche' e sovrannaturali
nel Presepe Napoletano



Le figure demoniache Le anime pezzentelle

Nella tradizione natalizia napoletana è presente nel presepe anche una componente demoniaca.

Nel presepe del De Giorgio si vedeva «pure, di sotto al passaggio, una caverna, un pandemonio, ardente di fuoco vivo, con gli spiriti infernali, che, nel loro rovello, si graffiavano, si accapigliavano, davan di capo nella roccia... Quell'infemo era un paradiso pel nostro popolino!».

Il periodo natalizio stesso, secondo la tradizione, è il momento in cui si scatenano al massimo le potenze magico-demoniache.
Ciò può essere letto soprattutto tenendo in considerazione una credenza universale secondo cui i nati nella notte del 24 dicembre, a mezzanotte, diverranno, se uomini, lupi mannari, se donne, streghe.
Ciò in relazione al fatto che la notte di Natale è una notte divina per eccellenza perché data della nascita di Gesù e, colui che nasceva nella notte del Dio veniva, in un certo qual modo, investito della sacralità dell'evento, per cui era necessaria una punizione che lo diversificasse dal Dio stesso.


Le figure demoniache
Sul presepe napoletano si usa mettere la figura di Pulcinella, figura demoniaca anch'essa, sia perché nata ad opera dell'intervento di streghe alle pendici del Vesuvio, luogo di comunicazione tra mondo dei vivi e gli inferi, sia per la sua anatomia, dal biforcuto coppolone a mo' di corna diaboliche, il capo rasato e bernoccolato e la mezza maschera nera che marca la sua connotazione diabolica.

Oltre a Pulcinella si ritrovano altre figure demoniache quali l'oste della tavema, il macellaio, l'ubriaco, tutti i personaggi raffigurati come mostri del buio e dell'inconscio.

A causa di queste presenze è diffuso l'uso, a scopo esorcistico, di porre erbe pungenti, tra cui l'agrifoglio, intorno al presepe.


Le anime pezzentelle
Altro significato hanno, invece, il monaco, il mendicante, il guercio, lo zoppo, inequivocabilmente rappresentazioni di anime purganti o "anime pezzentelle" così chiamate a Napoli, cioè anime che ritornano sulla terra per chiedere suffragi.

Tali ipotesi è avvalorata, soprattutto, se si tiene conto di una diffusa credenza popolare secondo cui tutti i morti, dal 2 novembre al 6 gennaio di ogni anno, vaghino liberamente nei luoghi che furono loro cari durante l'esistenza terrena.

In tal senso è evidente come il presepe venga interpretato come una porta rituale tra due mondi simbolicamente antitetici, quello dei "vivi" e quello dei "morti", periodicamente aperta per permetterne la comunicazione.
I morti ritornano, secondo la tradizione popolare, nello spazio dei vivi in determinati periodi dell'anno, in particolare d'inverno.

Una visita al presepe vale quanto una discesa negli inferi, un incontro con la morte intesa come dissoluzione dell'individuale, riscattata, però, con la nascita divina destinata a ridare ordine, a preservare l'umana presenza dal rischio di perdersi.


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