Presentazione  ( I parte )

Per tanti napoletani si rinnova, anno dopo anno, l'appuntamento col Presepe.
La passeggiata tra le bancarelle di S. Gregorio Armeno e la riscoperta del presepe d'arte a S. Martino, innanzitutto, dove nell'imponente struttura del Cuciniello rivive il tono festoso e spettacolare delle scene di vita quotidiana popolaresca e l'Oriente di favola, così che il nome della collezione diventa fuori di Napoli l'emblema stesso del genere, ed ancora nella Reggia di Caserta, con i pastori di provenienza borbonica, a Capodimonte, dove è esposta una raffinata Adorazione degli Angeli, nel Correale di Sorrento; non è molto tuttavia il materiale che oggi si ammira negli allestimenti dei nostri musei - tra l'altro recenti per le diverse e non sempre fortunate vicissitudini delle raccolte antiche - comparato con la straordinaria esplosione del fenomeno presepiale nella sua stagione più felice, che dura fino al primo quarto dell'Ottocento.


1) Ignoto napoletano sec. XVIII, Pastorello, Napoli, collezione privata

La generale predilezione verso questa particolarissima forma d'arte, con qualche rara e snobistica eccezione, è di antica data.
Costituisce infatti un punto sul quale concordano le annotazioni di viaggio degli scettici, curiosi, o divertiti protagonisti stranieri che scelsero Napoli come meta privilegiata del Grand Tour.


2) AA.VV., Presepe Cuciniello, Napoli, Museo di San Martino
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Forse la spiegazione sta nel fatto che nella connotazione tradizionale il Presepe riflette in modo immediato e tangibile lo spirito di una epoca, quella della Napoli sette e primo ottocentesca, con i suoi splendori esibiti ed i suoi sogni, con la resa minuziosa ed attenta dei caratteri e dei mestieri della plebe del contado e delle province dell'antico Regno in un atmosfera idillica e spensierata, dove la realtà è colta con occhio sorridente e bonario.



3) Salvatore Franco (attr.), Pastore dormiente, Napoli, collezione privata



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