Il Secolo d'Oro  ( II parte )

Se il duca di Diano, il duca di Monteleone, il principe di Ischitella, aprivano al popolo le porte dei loro palazzi perché ne ammirasse i presepi, non erano da meno "i ricchi e onesti borghesi che mettevano una gentil vanità nella formazione di questi presepi" (ibidem), dunque agivano al pari dell'aristocrazia, animati da uno spirito di emulazione che li spingeva ad ostentare la solidità economica raggiunta, non tralasciando di svagarsi nel gioco dell'allestimento presepiale, come facevano i nobili, a volte improvvisandosi essi stessi registi di quelle grandi composizioni.


45) AA VV La Natività

E a questa concezione ludica del presepe si riferisce anche Pietro dagli Onofri nel suo "Elogio estemporaneo per la gloriosa memoria di Carlo III" (1789) quando scrive quel celebre passo in cui il re "a certe ore sfaccendate del giorno" si divertiva "con le sue regie mani ad impastar dei mattoncini e cuocerli, disporre i soveri, formar la capanna, architettare le lontananze, situare i pastori" mentre la sua consorte diventava sarta "quasi tutto l'anno" per cucir vestitini ai pastori; tutte occupazioni improbabili, riportate con la chiara intenzione celebrativa nei confronti della coppia reale, affinché riuscisse quanto più possibile gradita ai sudditi, interessandosi ad un genere tanto popolare e di moda.


46) Ignoto napoletano, fine sec. XVII-inizi sec. XIX,
Fumatore orientale

Del presepe di Carlo di Borbone, che una volta partito per la Spagna nel '59 continuava a ricevere pastori e finimenti da Napoli, si sa che molti suoi pezzi tra i quali i Re Magi finirono nella collezione di Don Dornenico Sdanghi, cappellano della Congrega di S. Giacomo degli Spagnoli, che rifiutò di cederli a Ferdinando II perché troppo legato a quegli storici esemplari.


47) Lorenzo Mosca (attr), Oste



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